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domenica 1 maggio 2016

SI E' RIPETUTO IL RITO DEI SERPARI DI COCULLO.PRESENTE IL GOVERNATORE DELLA REGIONE LUCIANO D'ALFONSO

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COCULLO - Si è ripetuta questa mattina a Cocullo una delle feste religiose più sorprendenti d’Italia che vede tra i suoi protagonisti, oltre alla statua di San Domenico Abate e a migliaia di pellegrini e curiosi, un centinaio di bisce catturate nei campi intorno al paese dai “serpari”.Le condizioni del tempo incerte hanno scoraggiato molti pellegrini.La presenza dunque non è stata elevata.Ha partecipato alla santa messa e alla processione il presidente della regione Abruzzo Luciano D'Alfonso.

 La storica manifestazione è candidata per il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. “Credo ci siano tutte le caratteristiche. Il Rito dei Serpari è un elemento di riconoscibilità identitaria non solo per l’Abruzzo interno, ma per l’intera regione”. Lo ha detto il Governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, presente alla Santa Messa e alla processione. “ Io voglio fare qualcosa come Regione per migliorare il superamento delle difficoltà organizzative. Riconosco il significato e il valore di questo rito che ha una straordinaria religiosità”, ha aggiunto D’Alfonso. Almeno un migliaio le firme raccolte della Pro Loco a sostegno della candidatura, solo nella giornata di oggi. A ribadire che il progetto deve avere il sostegno del territorio sono stati il sindaco di Cocullo Nicola Risio e l’assessore Loreta Risio. La celebrazione della festa di san Domenico è incominciata con l’apertura della Porta della Misericordia, rito officiato dal vescovo di Sulmona-Valva Angelo Spina che ha celebrato la Santa Messa e ha presieduto il corteo processionale. “La carità è il fondamento della società, la vera soluzione della questione sociale”, ha sottolineato il presule nel corso dell’omelia, facendo notare come “ lo scenario attuale mette un grave e pericolosa ipoteca sul nostro futuro, a causa della distruzione della coesione sociale, la diffusione di sospetti, la polemica sterile, il disprezzo del bene comune e la dilagante corruzione”. Toccante e immortalato da tutti il momento dell’uscita della statua santo dalla Chiesa, che viene ricoperta dai serpenti. In processione anche le autorità civili e militari, i sindaci dei comuni di Villalago, Bugnara, Anversa degli Abruzzi e Villamagna, il vice sindaco di Introdacqua, le giovani ragazze con i costumi tradizionali del paese e i “ciambellati”.



Alla fine della Messa solenne, quando la statua di San Domenico viene portata all’esterno della chiesa, i “serpari” sistemano le serpi sulla testa e sull’aureola del Santo, formando una straordinaria acconciatura la cui origine si perde nella notte dei tempi.Quando la preparazione è compiuta la statua, decorata da decine di serpenti, percorre in processione le strade di Cocullo (foto). La precedono la banda e il parroco, la seguono decine di “compagnie” di fedeli. La festa, duemila anni fa, si celebrava in onore della dea Angizia.San Domenico Abate, nato nel 951 a Foligno, non si sa molto. Predicò in Umbria, in Ciociaria, nella Marsica, morì nel 1031 a Sora. A Cocullo, oltre alla festa di maggio, lo ricordano due reliquie, un dente e un ferro della mula su cui viaggiava.
Come Angizia, San Domenico protegge dagli animali selvatici e dal mal di denti. Per questo motivo i fedeli, oltre a seguire in processione la sua statua decorata dalle serpi, suonano una campana tirando la catenella la piazza di Cocullo con i denti. Il serpente più diffuso nella festa è il cervone, la più grande biscia italiana. Lungo fino a due metri, questo elegante rettile è privo di veleno ed è quindi innocuo per l’uomo. Alla fine di aprile, lento e impacciato dopo mesi di letargo, si lascia catturare facilmente. Partecipano alla festa anche la biscia dal collare (o natrìce), il saettone che in Abruzzo è soprannominato “lattarina”. E il biacco, un serpente più piccolo e più aggressivo, che morde spesso – ma sempre senza veleno – le mani dei “serpari”. Non ci sono vipere. Alla fine, tutte le serpi vengono liberate.





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