SULMONA - La Fiesa Confesercenti d’Abruzzo domani, 3 dicembre, riunirà a Sulmona, presso la sede dell’Officina dei Sapori, la Presidenza regionale per affrontare tematiche determinanti per tutto il Settore Alimentare, soprattutto in funzione delle dinamiche dettate dalla crisi decennale e dai regolamenti comunitari in materia.La Fiesa è ad oggi l’unica associazione imprenditoriale rappresentativa di tutti gli esercizi di vicinato alimentare impegnata a dare valore aggiunto alla proposta commerciale
delle aziende aderenti tramite politiche di qualità e di professionalità.Questo significa che la Fiesa si assume il compito di rappresentare il settore ai tavoli istituzionali, ne promuove il ruolo economico e civile presso l'opinione pubblica e i consumatori, lo difende senza ambiguità.Quello che si vuole sottolineare, anche in sede di riunione, è la necessità che l’Organizzazione e le imprese che ne fanno parte debbono esaltare la professionalità e la specializzazione contro la banalizzazione dei prodotti alimentari promossa dalla commercializzazione di massa. Altro punto, non di poco conto, è la valorizzazione del compito tecnico/scientifico della tutela e dello sviluppo delle piccole e medie imprese del settore alimentare attraverso: 1) – un efficiente sistema di servizi convenzionati, costruito su misura per le piccole aziende, sui temi dello sviluppo, della sicurezza alimentare, della concorrenza, e delle politiche fiscali; 2) – un qualificato ruolo di rappresentanza locale di fronte alle istituzioni politiche e amministrative sulle questioni della legislazione commerciale e urbanistica, della vivibilità delle città e della fiscalità locale; 3) – istituzione dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza Alimentare e dello Sportello Sicurezza Alimntare.Un altro punto strategico della Fiesa è la lotta alla “Desertificazione alimentare e disagio abitativo”.Oggi, secondo diversi osservatori, ben il 62% degli 8100 comuni italiani rischia di rimanere senza esercizi commerciali alimentari. È l’effetto “desertificazione” che lascia circa 5000 comuni senza servizi primari, rendendo ad esempio difficile, se non impossibile, trovare anche pane, latte, carne da acquistare senza spostarsi di chilometri dalla propria abitazione.Si tratta di centri abitati, spesso con grandi tradizioni storiche e vecchi di secoli, che manifestano i sintomi del “disagio insediativo”, nonostante l’alta funzione della gestione del territorio; c’è stato un effetto velocizzazione nel fenomeno di chiusura e abbandono delle attività alimentari che è diventato allarmante: da qui al 2020 potremmo contare circa 2 mila comuni trasformati in città fantasma.Ne deriva un danno ingente alle attività economiche di filiera che restano senza vetrine nel paese del primato dei prodotti tipici.
Coordinatore Fiesa Confesercenti Abruzzo
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