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domenica 2 novembre 2014

APPARSI MANIFESTI ANTISPECISTI IN CENTRO STORICO A SULMONA

SULMONA - Sono apparsi in pieno centro storico dei manifesti antispecisti che invitano ad una scelta alimentare vegan, facendo riflettere sull'uguaglianza di tutti gli animali, puntando ad eliminare la differenza artificiale tra animali da compagnia e animali da fattoria. "Gli animali sono tutti uguali nostri amici e mai nostro cibo"si legge in una nota giunta in redazione.L'antispecismo è il movimento filosofico, politico e culturale che si oppone allo specismo.
Il primo autore a parlare di «specismo» fu lo psicologo Richard D. Ryder. Egli sostiene l'esigenza di smascherare il più grave errore morale che contraddistingue la società occidentale antropocentrica, ossia il rifiuto di riservare un trattamento egualitario agli esseri non umani solo per ragioni connesse all'assenza di un legame di specie.

L'approccio antispecista ritiene che:

    le capacità di sentire (di provare sensazioni come piacere e dolore), di interagire con l'esterno, di manifestare una volontà, di intrattenere rapporti sociali, non siano prerogative della specie umana;
l'attribuzione di tali capacità agli animali di specie non umana comporti un cambiamento essenziale del loro status etico, da equiparare a quello normalmente riconosciuto agli animali di specie umana;
da ciò debba conseguire una trasformazione profonda dei rapporti tra individui umani ed individui non umani;ogni essere senziente possiede diritti esistenziali che dovrebbero essere riconosciuti dall'umanità, indipendentemente dal loro modo di vivere, ovviamente diverso da quello umano.L'idea che sia possibile riconoscere agli animali non umani diritti validi all'interno delle comunità umane inizia a diffondersi verso la fine del XVIII secolo, in un clima di promozione di diritti per un numero sempre maggiore di individui in precedenza soggetti a discriminazione, quali le donne e gli schiavi. Il filosofo Jeremy Bentham, in questo contesto, fu il primo a proporre di seguire un'impostazione etica fondata su un criterio capace di includere tutti gli animali all'interno di una medesima comunità morale. Per quanto Bentham si opponga fortemente al causare sofferenza agli animali non umani, egli non mette tuttavia mai in discussione il nostro diritto di sfruttarli e ucciderli per fini umani – quando ciò avviene senza inutili torture. Nonostante i forti limiti del suo utilitarismo, il pensiero dell'autore ha fornito una forte base concettuale all'animalismo filosofico perché riconosce nella capacità di provare piacere e dolore, non soltanto il movente originario dell'agire morale, ma anche qualcosa di cui sono intuitivamente (e non solo) dotati tutti gli animali.