SECINARO – Zone
montane dimenticate. Un dato di fatto che viene illustrato dal presidente della
comunità montana Sirentina
Luigi Fasciani. “Abbiamo subito dei tagli indiscriminati che stanno mettendo a
dura prova la tenuta stessa del territorio montano. Scelte, in gran parte
dovute ad una politica ridotta ad una mera gestione aziendale, volta al taglio dei
servizi solo in base al principio di economicità e senza tener conto dei
diritti dei cittadini che anche qui, lavorano e pagano le tasse”. Un atto
d’accusa, portato avanti con dati alla mano. Una lista delle emergenze appunto.
“Partiamo dal taglio delle corse dell’Arpa” continua, “un fatto che sta tenendo
banco in queste ore e che non interessa solo i residenti nella Valle Peligna,
ma anche quelli del comprensorio Subequano, dove ad esempio, il trasporto su
gomma, non ha mai attivato collegamenti verso l’altopiano delle Rocche, mentre
da anni si attende una nuova fermata, nella parte alta di Secinaro.
Nel
frattempo, i collegamenti con i treni non vengono potenziati come nelle tratte
Sulmona, L’Aquila e Sulmona Roma. A queste mancanze si aggiungono i progetti
fermi, anche se riguardano la sicurezza dei cittadini, sulla provinciale 261
mentre non si sa più nulla dei soldi previsti e mai spesi, per mettere
insicurezza
la Sp.
9”. Una
disamina che oltre ai problemi infrastrutturali tiene conto anche dell’abbandono
del territorio. “Anni fa hanno chiuso la sede del consorzio di bonifica
Subequano senza che per il territorio, sia stato previsto un altro tipo di
intervento, anzi l’intera gestione ambientale è stata relegata agli agricoltori
che subiscono danni da fauna selvatica, per cui ci sono ritardi nei rimborsi e
sui quali, si sono abbattuti i tagli per le indennità compensative”. A questo
quadro a tinte fosche, si aggiungono i recenti tagli alla comunità montana, ai
servizi sociali e alla sicurezza del territorio. “In pratica” spiega Fasciani:
“non possiamo più garantire servizi essenziali come le borse lavoro, il
trasporto per i disabili, l’assistenza domiciliare anziani e altri
indispensabili servizi che comunque, stiamo, in alcuni casi, mantenendo solo
grazie alla progettazione come nel caso dell’Inpdap. Sul territorio inoltre non
si registra un allarme sul versante della sicurezza ma di certo le forze
dell’ordine presenti, sono sotto organico. In tutto questo” continua Fasciani “la cosa ancor più grave è
appunto l’assenza di una politica di ampio respiro, che riporti dignità ai
cittadini i cui diritti sono al momento valutati solo in termini di costi e
benefici. Inoltre crediamo che le risorse ci sono mentre quello che manca è una
politica vicina alle persone e in grado di far fronte alle domande di
prossimità. A questa lista “conclude Fasciani “ora si aggiunge l’obbligatorietà
per tutti i Comuni montani della gestione associata dei servizi con una volgare
eliminazione delle identità municipali. I servizi e le funzioni vanno gestite
in forma associata per renderli migliori (cosa che stiamo facendo da anni ) e
più economici, una scelta in linea con gli strumenti già presenti sul
territorio e non con imposizioni che non tengono conto delle peculiarità di
zone devastate da scellerate politiche passate”.