Si e' svolta oggi in Corte d'Assise a L'Aquila la terza udienza istruttoria per l'omicidio del cameriere di Ateleta, Giuseppe Petrilli, con imputati Rita Guerra, moglie del defunto Petrilli e Antonio Di Bucci, amante della Guerra, entrambi accusati di omicidio premeditato, distruzione e occultamento di cadavere. Oggi e' stato sentito Franco Petrilli, fratello del defunto Giuseppe, in ordine alla lettera anonima che rinvenne e consegno' agli inquirenti, poi da perizia calligrafica ordinata dal pm Aura Scarsella ed eseguita dal consulente tecnico d'ufficio Alessandra Di Tommaso, risultata scritta di pugno con una matita su due fogli dallo stesso Franco Petrilli, che tuttavia oggi ha negato ogni addebito. Nella stessa lettera e' presente un passaggio in cui si fa riferimento al ritrovamento del portafogli del defunto, oggetto rinvenuto sempre da Franco Petrilli dopo 10 giorni nei pressi del luogo dove e' stato ritrovato il corpo del fratello e del quale si ha traccia solo 2 anni dopo, quando Franco Petrilli, interrogato dal pm, riferisce di averlo portato alla Polizia e che gli stessi gli avrebbero detto che poteva tenerlo in quanto era ininfluente l'esame al fine delle indagini. "Di questo non c'e' traccia di verbali negli archivi della polizia - riferisce Giuseppe Merlino, legale di Rita Guerra - e vista la meticolosita' degli rilievi scientifici eseguiti con il luminol sui luoghi dove abitava il defunto, mi sembra strano che la stessa polizia non abbia proceduto ad acquisire il portafogli per poi sottoporlo agli stessi esami scientifici". Rita Guerra, dopo il ritrovamento del portafogli, ha riferito agli inquirenti che aveva detto a Franco Petrilli di "consegnarlo immediatamente alla polizia", ma questo alla luce di quanto emerso oggi in udienza non sarebbe mai avvenuto, fatto supportato proprio dall'assenza dei verbali di consegna della polizia.
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