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mercoledì 23 gennaio 2013

RONCI, LA BCC DI PRATOLA HA SOSTENUTO ECONOMIA PELIGNA

SULMONA - La BCC di Pratola Peligna ha il merito e la responsabilità di aver sostenuto in maniera determinante l’economia della Valle Peligna in quanto il maggior credito erogato nel territorio è da attribuire per il 40% a se stessa, mentre mediamente a livello nazionale le BCC erogano il 10% del credito e a livello regionale il 7%. Vale a dire che la BCC di Pratola Peligna eroga il quadruplo del credito rispetto all’Italia e quasi il sestuplo rispetto all’Abruzzo. Nel 2008 Tremonti , propose la Banca del Sud poggiando le sue considerazioni sul fatto che una banca estranea al tessuto economico locale
non può interpretare il territorio e valutare correttamente la solidità e la validità del singolo imprenditore.E' quanto riporta Aldo Ronci in uno studio specifico sull'economia dell'interland sulmonese.La BCC di Pratola Peligna, per la coraggiosa politica del credito che opera nella Valle Peligna, realizzata grazie all’autonomia gestionale di cui gode e grazie  alla conoscenza approfondita della valenza e delle peculiarità del sistema produttivo territoriale, ha di fatto svolto nel nostro territorio le funzioni di “Banca del Sud” e per cui può essere definita “La Banca della Valle Peligna”.
Come già avviene da parecchi anni, il bilancio demografico italiano è positivo grazie all’elevato saldo migratorio con l’estero che riesce a compensare abbondante il decremento del saldo naturale e nel periodo che va dal 2006 al 2011  la popolazione italiana è cresciuta del 2,86%, quella abruzzese del 2,68%, mentre quella Peligna è diminuita dello 0,39% non riuscendo con  gli immigrati a compensare il saldo naturale negativo.Per avere un’idea più concreta è da rilevare che se la crescita della popolazione fosse avvenuta allo stesso ritmo di quella abruzzese,  la Valle Peligna anziché perdere 180 residenti ne avrebbe avuti 1.404 in più.La stessa cosa succede per le imprese per cui, tra il 2006 e il 2011, mentre in Italia crescono del 2,27% e in Abruzzo dell’1,12% nella Valle Peligna si riducono dell’1,86% segnando 63 aziende in meno. Basti pensare che se le imprese della Valle Peligna fossero cresciute allo stesso ritmo di quello abruzzese si sarebbe registrato un incremento di 101 aziende anziché un decremento di 63. Il credito erogato nella Valle Peligna, tra il 2006 e il 2011, è cresciuto del 38% e quindi di più rispetto a quello nazionale (31%) ed anche a quello abruzzese (32%). A titolo di cronaca l’economia peligna, nel caso in cui il credito fosse cresciuto allo stesso ritmo di quello abruzzese, avrebbe dovuto fare i conti con 24 milioni di euro in meno a disposizione. 
I dati demografici e quelli sulla dinamica delle imprese, appena analizzati ed entrambi negativi, aggiunti al preoccupante calo dell’occupazione e all’insostenibile innalzamento della disoccupazione non fanno altro che confermare lo stato di grave crisi economica e sociale in cui versa la Valle Peligna. Il credito erogato dal sistema bancario si distribuisce per circa i due terzi verso le imprese per finanziare gli investimenti e il capitale circolante e per circa un terzo verso i privati per l’acquisto di immobili e di beni di consumo. l sistema bancario ha sostenuto adeguatamente l’economia peligna  erogando più credito rispetto al resto del paese e all’Abruzzo; distribuendo equamente il credito sia alle imprese che ai privati riuscendo;da una parte a sostenere le famiglie,;dall’altro a far sopravvivere numerose aziende, contando sulla possibilità di ripresa del sistema produttivo locale, che ha capacità e volontà di superare la crisi in atto. Le imprese della Valle Peligna, più delle altre abruzzesi, sono afflitte da due grossi problemi: alta esposizione finanziaria a breve termine; scarsa propensione all’innovazione.
 Per cui il sistema bancario deve continuare ad assistere le imprese senza trascurare nessuna forma di erogazione ma deve concentrare la sua attenzione su due direttrici: accrescere le operazioni di ristrutturazione del debito, realizzando interventi di consolidamento di passività a breve; finanziare e incentivare, il più possibile, progetti per la riconversione e il potenziamento della base produttiva e per l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali.Progetti di riconversione e nuove iniziative imprenditoriali che devono avere come “core business” attività di produzione di beni e servizi competitivi per innovazione, qualità e tipicità in modo da innescare il tanto auspicato sviluppo.

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