SULMONA
– Visita oggi al supercarcere di Sulmona del Consigliere regionale Gino Milano (API) Presidente
della Commissione di Vigilanza della Regione, il quale ha constatato i problemi
di sovraffollamento. Ha notato Milano che più in generale la popolazione
carceraria nella nostra regione è complessivamente molto superiore rispetto a
quello che le strutture potrebbero accogliere, tanto da imporre alla Regione Abruzzo, nell’ambito
delle proprie competenze, l’urgenza di offrire risposte al dramma
penitenziario, cui più volte ha fatto richiamo
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Gino MIlano |
anche il Presidente della
Repubblica. Il sovraffollamento comporta infatti un sensibile
deterioramento delle condizioni di vita dei detenuti stessi e la compressione
di diritti fondamentali della persona, con conseguente, inevitabile
obliterazione della funzione rieducativa della pena, in palese violazione della
Costituzione italiana e della Convenzione europea per la salvaguardia dei
diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
La Regione è chiamata a
un’iniziativa di coordinamento, operando di concerto con i Comuni, le A.S.L. e
gli Istituti penitenziari, al fine di ricomporre in un quadro unitario,
interventi mirati, funzioni, iniziative, atti di indirizzo, piani sanitari
specifici, che siano in grado di restituire ai detenuti, al pari dei cittadini
liberi, lo stesso diritto alla salute, con una erogazione delle prestazioni di
prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate. Inoltre
occorre
potenziare il sistema delle opportunità terapeutiche-riabilitative, e
del recupero e sostegno psicofisico, che da più parti vengono fornite alle
persone detenute nelle carceri della nostra Regione, in particolare da quelle
associazioni di volontariato e non profit che operano in carcere, ed in modo
particolare favorire la presenza delle attività svolte dai volontari con i
detenuti portatori di disturbi mentali, con i detenuti stranieri senza alcun
punto di riferimento esterno, con i figli di detenuti che trascorrono fino a
tre anni la propria giornata in carcere, con i malati di AIDS, i tossico e gli
alcool dipendenti. Vanno poi colte tutte le opportunità che favoriscono il
reinserimento, per questo si devono realizzare e finanziare progetti tesi a
creare all’interno del mondo penitenziario opportunità lavorative per i
detenuti, che possano in tal modo acquisire una preparazione professionale che
ne agevoli il reinserimento sociale, attingendo alla cosiddetta “cassa delle
ammende”, istituita presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
al fine di sviluppare gli intenti della
legge
Smuraglia.
Risulterebbe molto utile anche dar vita ad un nucleo di
monitoraggio che tenga costanti rapporti con le direzioni delle carceri al fine
di rilevare nonché prevenire l’insorgere di criticità all’interno del carcere,
mettendo in atto una serie di iniziative, e attuare progetti formativi per il
personale, finalizzati anche all’apprendimento delle lingue straniere