Primo, il primo fratino nato nella Riserva Borsacchio dopo tre anni di silenzio e distruzione, forse non ce l'ha fatta.Ma quello che ci ha lasciato è immenso.
Ha acceso, in pochissimi giorni, una scintilla collettiva che nessuno si aspettava.
Oltre un milione di persone, in una sola settimana, hanno seguito la sua storia sui social,
hanno camminato idealmente accanto a noi lungo la spiaggia,
hanno sperato insieme a noi.
Hanno creduto che una piccola vita di appena 30 grammi potesse vincere contro l'indifferenza.
Contro le ruspe.
Contro chi vuole cancellare la sua casa.
Per proteggere Primo e il suo nido, abbiamo camminato oltre 500 chilometri a piedi.
Abbiamo dedicato più di 800 ore al monitoraggio, giorno dopo giorno.
Abbiamo vegliato, spesso in silenzio, sotto il sole, nella pioggia, senza sosta.
Senza un contratto. Senza fondi.
Senza alcun riconoscimento istituzionale.
Noi, volontari e Guide del Borsacchio, abbiamo fatto tutto questo da soli.
Spinti solo dall'amore per questo luogo,
dal sudore, dalla fatica,
dalla forza di chi sceglie di restare umano.
E proprio mentre Primo cercava di sopravvivere,
la Regione Abruzzo portava avanti in silenzio un disegno inquietante:
cancellare la sua casa.
Togliere protezioni alla Riserva Borsacchio,
trasformarla nell'ennesimo spazio da colonizzare con alberghi, parcheggi, spa, pannelli fotovoltaici a terra, cemento.
Cancellare il tratto costiero più intatto d'Abruzzo.
L'ultimo lembo non urbanizzato delle Sette Sorelle del turismo,
lo stesso dove ogni anno nidificano le tartarughe marine,
dove la notte è ancora buia e la natura riesce ancora a respirare.
Primo, in quei pochi giorni, ha unito le persone più di qualsiasi discorso,
più di qualsiasi campagna.
Ha mostrato che la natura ha ancora un potere: quello di emozionare,
di scuotere,
di far sentire vivi.
Ci ha insegnato che anche se si può perdere,
lottare per ciò che è giusto non è mai inutile.
Che ogni piccolo gesto, ogni passo nella sabbia,
ogni ora passata a vegliare un nido,
può generare qualcosa di molto più grande.
Una comunità. Una coscienza. Una speranza.
Oggi Primo forse non c'è più,
ma ci ha lasciato una lezione che non possiamo dimenticare.
Ci ha insegnato che prendersi cura della natura è un atto di amore e di responsabilità.
Che ogni creatura, anche la più fragile, ha diritto a un luogo da chiamare casa.
E che la Riserva Borsacchio è quella casa.
Per lui, per tante altre specie,
e per tutti noi che vogliamo restare umani.
Se oggi lasciamo che venga cancellata,
non stiamo solo perdendo un luogo:
stiamo perdendo una possibilità di futuro.
Noi continueremo a resistere.
Per Primo. Per la Borsacchio. Per tutti".
Marco Borgatti Presidente Guide del Borsacchio
Nessun commento:
Posta un commento