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mercoledì 28 febbraio 2018

ALTREMENTI VALLE PELIGNA, NESSUNO SPAZIO PUBBLICO AI NEOFASCISTI: LO CONFERMA IL TAR

SULMONA - "La storia recentissima del nostro Paese sta vedendo la crescita di movimenti e partiti neofascisti e xenofobi e, non a caso, i recenti e tragici episodi di cronaca, su tutti Macerata, evidenziano i risultati dell’ormai quotidiane campagne di odio messe in campo da forze politiche non inclini all’ordinamento costituzionale. AltreMenti Valle Peligna, per tali ragioni, desidera portare all’attenzione dei cittadini e delle istituzioni locali la delibera n. 781 del 19-12-2017 del Comune di Brescia. Tale delibera obbliga chi chiede l’uso di spazi pubblici di dichiararsi estraneo alle idee di estrema destra e al razzismo, nel dettaglio il documento dispone che « al fine di dare concreta
attuazione e rafforzare le garanzie a tutela dei diritti [costituzionali], prevedendo l'obbligo di allegare alla domanda di concessione [di spazi e aree pubbliche] una dichiarazione esplicita che contenga i seguenti impegni del richiedente: di riconoscersi nei principi e nelle norme della Costituzione italiana e di ripudiare il fascismo e il nazismo; di non professare e non fare propaganda di ideologie neofasciste e neonaziste, in contrasto con la Costituzione e la normativa nazionale di attuazione della stessa; di non perseguire finalità antidemocratiche, esaltando, propagandando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la Costituzione e i suoi valori democratici fondanti; di non compiere manifestazioni esteriori inneggianti le ideologie fascista e/o nazista ». Il provvedimento del Comune di Brescia trova fondamenta in diverse norme, ovvero:
- Nella XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica italiana, la quale recita al comma 1: "È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista";
- nella L. 645/1952, di attuazione della citata XII disposizione transitoria, punisce la riorganizzazione del disciolto partito fascista dettando la disciplina definitoria e sanzionatoria dei reati di apologia e manifestazioni fasciste;
- nell'art. 1 del D.L. 26 aprile 1993, n. 122, recante "Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa", convertito con modificazioni in Legge 25 giugno 1993 n. 205 dispone che "[...] È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” […];
- nell’art. 18 della Costituzione che garantisce la libertà di associazione garantita nel rispetto dei principi sopra citati;

La decisione del Comune lombardo è stata impugnata da CasaPound, movimento neofascista, che affermava che la suddetta delibera fosse lesiva sia della libertà di espressione del pensiero che della libertà di opinione. Il ricorso di CasaPound è stato respinto dal TAR di Brescia (ordinanza dell’08/02/2018) e, nello specifico, i giudici hanno disposto che « […] la specificazione richiesta del Comune in ordine al ripudio delle ideologie fascista e nazista, fosse, in concreto, di per sé, superflua o meramente confermativa, in quanto lo stesso riconoscimento dei principi e nelle norme della Costituzione italiana implica, implicitamente, il rigetto dell’ideologia fascista che con essi
inevitabilmente contrasta ». Inoltre, sempre la sentenza, recita, nella sostanza, la richiesta di dichiarare da parte di ogni formazione sociale di ripudiare l’ideologia fascista non possa essere qualificata come lesiva della libertà di pensiero e di associazione, dato che se « tale libertà si spingesse fino a fare propri principi riconducibili all’ideologia fascista sarebbe automaticamente e palesemente in contrasto con l’obbligo e l’impegno al rispetto della Costituzione italiana ». Brevemente: garantire l’accesso ai luoghi pubblici alle sole formazioni sociali non fasciste e non razziste rispetta sia la Costituzione che la legge. Per le ragioni sopra evidenziate chiediamo ai Comuni della Valle Peligna di adeguarsi alla delibera del Comune di Brescia e alla decisione del TAR lombardo, seguendo la via intrapresa da Milano, Pavia, Genova, Torino, Pisa, Genova e Bologna. Ergo: i consigli comunali peligni hanno l’obbligo di votare delibere che siano anche processi partecipativi e momenti di confronto con la cittadinanza, per rafforzare ancora maggiormente i principi della nostra Costituzione. Per di più, AltreMenti ha già protocollato il documento in questione ai Comuni di Pratola Peligna e Sulmona. Siamo fiduciosi in vista di una celere collaborazione e discussione (nei prossimi consigli comunali) da parte della amministrazione (comprese le forze di minoranza) pratolana e dell’amministrazione (comprese le forze di minoranza) sulmonese. La democrazia, per non rivivere i crimini legati ad ideologie neofasciste, ha un solo strumento: il rispetto della Costituzione. Alexis de Tocqueville sosteneva che “è nel sonno della pubblica coscienza che maturano le dittature”. Abbiamo un dovere civico di difendere ogni giorno i diritti conquistati dalla Carta Fondamentale!

AltreMenti Valle Peligna

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