il 19 giugno scorso lei ha emanato un decreto con cui ci vietava di tenere una conferenza stampa davanti al Tribunale di Sulmona “per motivi di sicurezza essendo l’area un obiettivo sensibile”. Pertanto, ci imponeva di tenere la conferenza stampa vicino alla Banca del Fucino, distante dal Tribunale circa 50 metri.Nel decreto lei precisava che l’eventuale violazione avrebbe comportato l’applicazione dell’art. 18 del Testo Unico delle Leggi di Polizia, approvato con Regio Decreto 18 giugno 1931 n. 773, che prevede una pena fino ad un anno di carcere.Noi, come lei ben sa, abbiamo deciso di svolgere ugualmente la nostra iniziativa davanti al Tribunale, ritenendo il suo decreto sbagliato e ingiusto nei nostri confronti, in quanto appare inverosimile che una conferenza stampa possa mettere in pericolo l’ordine pubblico; e anche in considerazione del fatto che in passato, davanti al Tribunale, si sono più volte tenute sia conferenze stampa che manifestazioni.
L’occasione di questa nostra lettera è dovuta al fatto che in questo periodo, per lo svolgimento in piazza Garibaldi della Giostra Cavalleresca, il mercato del mercoledì e del sabato è stato spostato lungo viale Papa Giovanni XXIII e in piazza Capograssi. Pertanto, le bancarelle sono state posizionate anche davanti al Tribunale ad una distanza di circa 5 metri.
Potrebbe spiegarci come mai una conferenza stampa, con meno persone rispetto a quelle che frequentano il mercato, si sarebbe dovuta svolgere a 50 metri dal Tribunale, mentre delle bancarelle possono stare a soli 5 metri?
Sia ben chiaro che noi riteniamo che né le bancarelle né una conferenza stampa costituiscono un pericolo per l’ordine pubblico, ma non possiamo non rilevare la differenza di trattamento usata nei nostri riguardi. Dobbiamo allora pensare che l’applicazione dei due pesi e delle due misure è forse dovuta all’oggetto della conferenza stampa? Al fatto, cioè, che noi chiedevamo, e chiediamo tuttora, di conoscere l’esito dei nostri esposti presentati in Procura in merito al cantiere della centrale Snam?
Se avessimo rispettato il suo divieto avremmo legittimato una inammissibile compressione di uno dei principi fondamentali della nostra democrazia: la libertà di manifestazione del pensiero sancita dall’articolo 21 della Carta costituzionale. Quella libertà soppressa, guarda caso, dal regime che quasi un secolo fa varò quelle norme di Polizia che lei ha inteso applicare e che l’Italia repubblicana e antifascista non ha, finora, trovato né il tempo né la volontà di abrogare.
Sarà una semplice coincidenza, ma è singolare che il decreto da lei emanato sia giunto pochi giorni dopo l’approvazione da parte del governo Meloni del cosiddetto “decreto sicurezza” che introduce nuove norme repressive contro il dissenso e prevede anche pene detentive per chi protesta in modo del tutto pacifico.
I sistemi politici autoritari cominciano così, togliendo le libertà poco alla volta e facendo diventare reati quelli che prima erano diritti. Difendere la democrazia è compito di tutti i cittadini, e quando altri mezzi si dimostrano inefficaci, è giusto, e anzi doveroso, anche far ricorso alla disobbedienza civile nonviolenta. L’alternativa – cioè l’accettazione passiva di imposizioni liberticide – è sempre stata l’anticamera delle dittature".
p. Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile
Mario Pizzola
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